I sogni della notte che non ci appartengono

 

I sogni della notte che non ci appartengono

Come
posso dormire tranquillo
se il tempo non si ferma
un attimo nel sonno?

Un lupo in agguato, Abbas Kiarostami

Se il fantasticare è caratterizzato dalla piena coscienza di un più di essere, ci sono sogni della notte che non ci appartengono, che non sono il nostro bene, che non ci permettono di esserci. Nelle immagini della vita notturna, ci sono realtà che appartengono a quella vita notturna, non siamo noi a formare le immagini, sono esse a formarsi in noi. Credo che i sogni siano “formati”, come dice Paul Valéry, “da qualche altro addormentato, come se, nella notte, sbagliassero persona”. Così gli incubi sono la malattia del sogno, sono “la fetenzia dei sogni” di cui dice Eduardo nella sua commedia “Le voci di dentro”.

“I sogni , anche i più piatti, sono marcati dalla confusione. Tutto vi nasce, tutto vi si cancella senza che ci si possa far niente, senza che se ne sappia il perché. Sono nuvole vaporose di immagini, ripercussioni e rimbalzi organici, straripamenti nel mondo mentale, incapaci di controllare il sonno” San Giovanni Bosco, Henri Bosco.

Mentre la fantasticheria, le immagini poetiche danno al nostro essere un’unità felicissima.

Esistono, senza dubbio, delle notti meno fonde, in cui il nostro essere del giorno vive ancora abbastanza. Sono le semi-notti, che esplora lo psicanalista, si riferiscono a una zona di superficie, alla zona socializzata. In queste semi-notti, il nostro essere ha ancora i suoi drammi umani, tutto il peso delle vite malvissute e delle preoccupazioni. E’ una zona di frontiera per la nostra psiche, nel senso che è certamente difficile delimitare la frontiera tra la psiche della notte e la psiche del giorno, ma questa frontiera esiste. E’ chiaro comunque che sotto la vita inabissata, si apre una profondità oscura del non-essere, in cui sprofondano i sogni notturni, profondi e assoluti.

Nella vita notturna, vi sono delle profondità in cui ci sotterriamo, in cui ci annulliamo. Il sogno stesso è testimonianza dell’essere che si perde, di un essere che sfugge al nostro essere. L’io si dissolve, si perde … Siamo restituiti a uno stato pre-soggettivo e disperso, diventiamo inafferrabili a noi stessi. In questi abissi notturni dell’essere, ci sotterriamo, non viviamo più, in queste profondità, ci immergiamo nell’universo del nulla.

E’ un dormire nelle acque del sonno profondo, dove i sogni si perdono, sono senza storia. Per un sogno che raccontiamo, quando torniamo alla luce del giorno, di quanti abbiamo perso il filo! Lo psicanalista, a sua volta, non può lavorare i sogni della notte profonda, non lavora a questa profondità, si riferisce ad una zona di superficie, alla zona socializzata e familiare, dove si depositano i residui della vita del giorno. Nei sogni profondi, invece, il soggetto vi perde il suo essere, sono dei sogni senza soggetto.

Piuttosto che di soggetto sognante notturno, allora si dovrebbe parlare con Bachelard di sostanza sognante, per cui lo psicanalista dovrebbe dire, invece che “sogno dunque sono”, “sogno, dunque sono sostanza sognante”, e l’essere nella sostanza sognante si dissolve, si perde. Insomma, lo psicanalista, volendo spiegare il profondo del nostro essere, con dei residui che la vita del giorno deposita in superficie, cancella in noi il senso dell’abisso.

Era tranquillamente azzurro il mare;
ma sotto a quella balza un sordo e fisso
muggito fean le spumanti acque amare;
chè un fiume, cui fu dal pendio prefisso
cieco sotterra il corso, ivi formava
co’ moti opposti un vorticoso abisso.
Desio di rimirar qual s’aggirava
a spire il flutto, e tratto poi dal peso
perdeasi assorto ne l’orribil cava,
me mal saggio avviò fin allo steso
dentri i profondi golfi orlo del masso,
e da incauto affrettar così fui preso,
che sul confin io sdrucciolai col passo.

Il precipizio, Alfonso Varano

L’importante è non lasciarsi prendere dal fiume sotterraneo che sgorga sotto il tranquillo azzurro del mare, non lasciarsi prendere dal desiderio di guardare e sentire l’abisso.

Come ho goduto tra la veglia e il sonno
questa mattina!
Uomo ero ancora, ed ero la marina
libera e infinita.
Con le calme dorate e gli orizzonti
lontani il mare.
Nel fondo ove non occhio può arrivare,
e non può lo scandaglio,
una pietruzza per me, una cosina
da nulla aveva.
Per lei sola fremeva ed arrideva
l’azzurra immensità.

Amorosa spina, Umberto Saba

Il tra veglia e sonno evocato da Saba è un dolce e progressivo sognare ad occhi aperti e un sentirsi immensità del mare, così da arrivare “ove non occhio può arrivare”. E poi, che salto di dimensione! Dagli orizzonti lontani dell’azzurra immensità del mare, alla pietruzza da nulla nel fondo. Sono versi che ci invitano a riconoscere, nel profondo, la cosmicità e intimità del piccolo.

Agli psicanalisti non rimane allora che esaminare i sogni notturni di sonno meno profondo, i racconti che il sognatore fa allo psicanalista, rinunciando ai sogni abissali. E quando riprendiamo un pò del nostro essere, di vita, quando, immersi nelle acque del buon sonno, siamo in equilibrio d’essere con un universo in pace, allora dormiamo meglio. Ma siamo veramente noi? L’acqua del sonno non ha sciolto il nostro essere?

Ai fini della comprensione del benessere psichico di cui è portatrice l’immaginazione attiva, ribadiamo la differenza radicale tra sogno notturno e sognare diurno: se il sognatore notturno è una ombra che ha perso l’io, il sognatore diurno ha piena coscienza del suo sognare. In altre parole, l’immaginazione è un’attività onirica illuminata da un bagliore di coscienza: il sognatore ad occhi aperti è presente al suo immaginare, è sicuro di essere stato lui il sognatore. Anche quando l’immaginazione dà l’impressione di prendere una fuga al di là del reale, al di fuori del tempo e dello spazio, il sognatore ad occhi aperti sa che è lui, in carne ed ossa, che si assenta.

Pertanto l’immaginazione è portatrice di un benessere a misura della coscienza di essere del sognatore. Non c’è benessere senza immaginazione. Quindi attraverso l’immaginazione si scopre che l’essere è un bene – e un valore.

Non saremo allora certo noi a proporre la continuità tra l’immaginazione e il sogno notturno; per principio, come osserva Bachelard, una coscienza che si ottenebra, che diminuisce, che si addormenta, passando al sogno notturno, non è più una coscienza. Le visioni di quando ci si sta addormentando non ci interessano, mentre proponiamo le immagini che ci mantengono nella coscienza di noi stessi. Noi tutti uomini tra gli umani abbiamo esperienza che l’immaginazione attiva nasce da una coscienza viva e senza tensione: quando riceviamo l’immagine siamo stupìti, affascinati, eccitati. E tutto accade in pochi istanti felici: all’improvviso un’immagine si mette al centro del nostro immaginare. Ci trattiene, ci fissa.

Ti guardo e il sole cresce
Presto ricoprirà la nostra giornata
Svegliati cuore e colori in mente
Per dissipare le pene della notte

(…)

È l’inizio del mondo
Le onde culleranno il cielo.

 Ti guardo e il sole cresce, Paul Eluard