Il benessere dell’immaginazione ascensionale

 

Il benessere dell’immaginazione ascensionale

“In noi, i caratteri notturni e i caratteri diurni si uniscono, si mescolano, si animano reciprocamente. Nelle ore di grande solitudine, quando la rêverie ci restituisce tutto il nostro essere, siamo dei dormienti a occhi aperti, dei sognatori lucidi.” La poesia della materia, Gaston Bachelard

Quando aderiamo corpo ed anima ad un’immagine amata, il sognatore lucido ha l’esperienza del risveglio dal sogno passivo. Immagini simili, donate dai poeti e dai santi, ci destano a nuova vita, ci fanno uscire dalla notte di un sogno, dandoci un impulso di ispirazione. Per godere della forza ispiratrice ed elevatrice delle immagini felici, leggere e aeree, per vivere come queste possano darci il riposo e l’immaginazione attivi, accostiamoci al metodo Desoille: guidare i sogni da svegli. Senza porre la priorità degli intenti terapeutici che hanno mosso lo psicologo, siamo interessati agli inviti a fantasticare di Desoille per favorire la massima distensione, secondo una linea di immaginazione ascensionale, così da raggiungere una sublimazione limpida, cosciente, attiva. Il nostro scopo, non è trattare gli approcci nevrotici alle immagini, ma ampliare e arricchire, attraverso processi di sviluppo immaginifici e psichici, la coscienza del non conosciuto, per superare se stessi e dare sbocco a potenzialità nascoste o a certi psichismi bloccati. Più che consentire un destino felice a sentimenti confusi ed inefficaci, ad alcune “affezioni disordinate”, il nostro scopo è far vivere, con l’aiuto indispensabile delle immagini poetiche, il riposo attivo, la capacità di leggerezza felice propria dell’immaginazione guidata ed alimentata da immagini archetipe e poetiche aeree.

Ci affascina il Desoille che propone immagini aeree, quando persegue la linea dell’immaginazione ascensionale, per mettere in movimento immagini inconsce, secondo l’asse verticale di una sublimazione. Per Desoille, la salita è il senso vero della produzione di immagini. Desoille sa bene che si immagina in alto, e noi aggiungiamo che nessun fiore immaginario poetico può fiorire verso il basso. E ancora che la fiamma solitaria, da sola, può essere una guida ascensionale, per il sognatore che medita.

Il dottor Van Den Berg, della clinica psichiatrica dell’Università di Utrecht, citato da Desoille, osserva: “Gli esseri psichicamente sani sono, in un modo o nell’altro, sempre disponibili e facilmente spinti e pronti a lanciarsi nelle profondità più abissali come ad innalzarsi alle altezze più inaccessibili. E non cadono. I nevrotici urtano sempre contro ostacoli, sia nell’ascesa come nella discesa. Presentano la tendenza a cadere” Le Rêve éveillé de Robert Desoille, in Evolution psychiatrique, Parigi, n. 1, 1952.

Sul versante dell’immaginazione dinamica troviamo la dialettica della leggerezza e della pesantezza, e, attorno a questi due caratteri, la dialettica della gioia e del dolore, dello slancio e della fatica, dell’attività e della passività, del bene e del male.

Questa verticalità, come asse stabile delle cose e degli uomini, è dinamizzata da un istinto di leggerezza, cioè da uno degli istinti più profondi della vita, che riguarda la stessa posizione eretta dell’uomo. L’uomo è mosso dal bisogno di apparire grande, di alzare la testa.

Desoille direbbe con Van Den Berg, in soggetti psichicamente sani, le immagini di ascesa non possono provocare angoscia e quelle di discesa non possono generare euforia.

La leggerezza e il volo esistono dentro di noi, tutto ci conduce verso l’alto, verso le nuvole, verso la luce, verso il cielo. Quando raggiungiamo uno stato aereo sentiamo la giovinezza della leggerezza, nulla pesa, tutto è naturalmente leggero. E’ salutare, confortante, commovente, meraviglioso questo sentirsi alleggeriti, liberati. Con Shelley sentiamo “quell’esultanza che non si può contenere … il trasporto della gioia che m’avviluppa, come un’atmosfera di luce, e mi porta come una nuvola è portata dal vento”.

Mantenendoci su questo asse verticale, c’è da considerare che, al di là dei nevrotici, ci sono alcuni che nella loro vita immaginaria sollevano a fatica, sono “terrestri”. Altri, invece, prendono facilmente coscienza che la tendenza dell’immaginazione alla verticalizzazione verso l’alto non è altro che la linea della vita: sono “aerei”. E’ questa una distinzione che va considerata dinamica: facendo i semplici esercizi di Desoille, tutti, anche i terrestri, a poco a poco, prendono coscienza che la linea delle immagini aeree, che rendono leggeri, è una linea vitale, che mira al conseguimento di una vita consapevole, che va voluta e immaginata. Per chi reagisce bene alle immagini, non resta allora che vivere ciò che viene immaginato, seguendo la linea ascensionale delle immagini proposte da Desoille; così ci si abitua ad una sublimazione chiara, felice, agile, che fa bene. Se davanti a quelle immagini si provano difficoltà, paure od altri sentimenti negativi, secondo Desoille, occorre modificare l’atteggiamento del soggetto nel suo sogno ad occhi aperti e quindi nella realtà.

Questo stato aereo, raggiunto attraverso l’immaginazione ascensionale, è la gioia della libertà, produce una distensione, un riposo e al tempo stesso una tensione spirituale, un’attenzione vigile, tesa a proteggerci, da tutto quello che potrebbe allontanarci dal felicissimo stato aereo. E’ uno stato di tranquillità cosciente di sé, è la tranquillità delle altezze, la tranquillità che osserva dall’alto l’agitazione che sta sotto.

“Ciò che a un livello inferiore avrebbe dato adito ai conflitti più selvaggi e a paurose tempeste affettive, è considerato al livello più alto della personalità, come un temporale visto dall’alto di un monte”. Il segreto del fiore d’oro, Carl Gustav Jung.

Se si riescono a correggere gli approcci e le reazioni negative alle immagini ascensionali, secondo Desoille, ci si libera dal peso di un passato scabroso, da psichismi bloccati, appunto acquisendo, insieme a questa positività di approccio alle immagini proposte, la novità di sentimenti e realtà psichiche non conosciute nella realtà.

In quest’ottica, Desoille propone, al libero fantasticare del soggetto, immagini di ascensione e di libertà piuttosto che consigli. Il soggetto di Desoille si rende conto man mano che la linea della verticalità verso l’alto è la linea della vita. Inoltre Desoille sa che le linee dell’immaginazione sono le vere linee di vita, e sono quelle che più difficilmente si incrinano. Seguendo le linee delle immagini proposte da Desoille, il soggetto si abitua ad una sublimazione chiara, felice, agile e, in quanto persevera nelle sue stesse immagini, è in grado di perseverare nei propri atti e nei propri nuovi sentimenti.

Si tratta infatti di provocare nel soggetto una sua autonoma capacità di lasciar accadere, una capacità di sublimazione e di immaginazione, capacità queste che devono essere raggiunte, volute, moltiplicate. Sono fantasie ed esperienze di vita che hanno un avvenire, appunto attraverso lo sbocco normale, felice, desiderabile, verso un ulteriore sviluppo psichico, verso una vita nuova.

Le difficoltà nel lasciarsi agire da tale stato di serenità cosciente stanno nel fatto che bisogna essere in grado di lasciare accadere, e non è facile far diventare leggera un’anima pesante.

Getta il tuo peso nel profondo
Uomo! Dimentica! Uomo dimentica!
Divina è l’arte di dimenticare!
Se vuoi volare,
Se vuoi essere di casa nelle altezze,
getta in mare ciò che in te è più pesante!
Ecco il mare, gettati nel mare!
Divina è l’arte di dimenticare.

Ditirambi di Dioniso e Poesie postume (1882 – 1888), F. Nietzsche

Si tratta di buttare lontano da noi tutti i nostri rimpianti, tutti i nostri rimorsi, tutti i nostri rancori, tutto ciò che dentro di noi guarda al passato, tutto intero il nostro essere pesante, affinché sparisca per sempre; solo allora, ci innalzeremo liberi come l’aria, liberi dai nostri pesi. E all’improvviso saremo sinceri con noi stessi.

Gettati tutto intero verso il basso! Verso tutto quello che dentro di noi è terra, per risalire tutto intero verso le cime, per divenire aereo ed innalzarti verso il cielo libero.

Buttati in alto! Libero come l’aria, diventerai sostanza di libertà.

E ciò per innalzare il livello di coscienza, poiché quando il nostro orizzonte è più ampio e leggero, le preoccupazioni, i problemi insolubili perdono di peso. Non vengono risolti, né rimossi. Vengono piuttosto superati, appaiono sotto un’altra luce. Il che non significa che i problemi, i conflitti, le tempeste affettive non ci sono più, ma vuol dire che non se ne rimane bloccati, dentro o davanti.

Occorre lasciare accadere, lasciare agire, lasciarsi andare al fantasticare, anche se non è facile lasciare che il processo psichico e immaginifico si svolgano indisturbati. La coscienza critica interviene continuamente a correggere, negare, svalutare le fantasie. Non riesce a non interferire, a non intromettersi. Occorre allora, ogni volta, mettere da parte l’attività della coscienza critica e realistica e lasciarsi andare al sognare ad occhi aperti.

La felicità bisogna conquistarla, e non tanto come una conquista della volontà, ma con il fermo proposito di lasciar agire il processo psichico e immaginifico, con fiducia e senza interferenze, ANCHE perché, spesso, chi lo vuole non riesce ad immaginare. Per dimenticarsi e alleggerirsi, più che immaginare occorre disporsi a lasciar accadere, con un atteggiamento che accetti anche l’irrazionale e l’incomprensibile, per il semplice fatto che è quello che sta accadendo.

Ma attenzione, questo atteggiamento potrebbe rivelarsi negativo, per chi è afflitto da “problemi”, per chi è già oppresso dalle cose che gli accadono. In questo caso, prima di tutto, occorre liberarsi delle proprie preoccupazioni, spazzare via le preoccupazioni che ci ossessionano.

Un’immagine esprime in modo efficace questa situazione: trovarci di fronte ad una montagna di problemi, ad una montagna di lavoro, ad una montagna di imprevisti che ci assillano e che ci appaiono come ostacoli insormontabili. Siamo immobilizzati davanti alla montagna. Occorre un nuovo modo di vedere le cose, una differente veduta della realtà, occorre vedere la montagna da un più alto punto di osservazione.

E’ la prospettiva rivoluzionaria di chi ha fede, quella fede capace di far precipitare il monte in mare, e quindi risolvere proprio una montagna di problemi.

“Se uno dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà” Mc 11,23.

In questi casi, vanno evitate formule astratte. Si deve superare il regno del linguaggio verbale, per seguire e vivere gesti e immagini. Così, per liberarsi in particolare delle preoccupazioni, Desoille propone il gesto della scopa che spazza, immedesimandosi nello spazzino, nei suoi sogni che accompagnano il gesto ritmato. Agire quindi con un gesto dal ritmo lento e sentire come passa bene il passato, e una volta concluso il compito, con l’anima raccolta, tranquilla, un pò serena, un pò vuota, si torna a respirare bene.

Immaginiamo allora uno spazzino delle strade urbane che bilancia la scopa col gesto maestoso del falciatore. Nella sua fantasia egli falcia sull’asfalto un prato immaginario, il grande prato in cui ritrova la sua giovinezza, il grande mestiere del falciatore.

Anche per queste immagini dello spazzino ci sono di aiuto i poeti. Pier Paolo Pasolini ci offre l’immagine degli scopini, come angeli scesi sulla terra a liberare le abitazioni e le strade dall’immondizia.

(…)
Noi apparteniamo all’Ordine degli Scopini.
Ci rassomigliamo tutti come i frati:
il primo voto sarebbe quello del silenzio.
Lo scopino se ne va tutto solo col suo bidone
sul carrettino, e lo spigne, cercando.
Al sole o al brutto tempo lo scopino
spigne il carrettino con sopra il bidone,
e lo scopone in mano, cercando.
Non si lascia distrarre da niente, come uno che prega –
A lui gli basta andare, in riva al mare
o tra li palazzi della città –
Lo scopino se ne va tutto solo e zitto, cercando –
Si raduna coll’altri scopini dove nessuno li vede,
come li frati (…)

A li scopini, Pier Paolo Pasolini

Pasolini immagina un importante valore guida dello spazzino e del sognatore ad occhi aperti: la solitudine e il silenzio. Il lavoro dello scopino è solitario, così come solitario è il suo cercare. Da solo spinge il carico della spazzatura. Non mancano comunque momenti nei quali si ritrova con quelli come lui. Sono i momenti della presa di coscienza, nei quali far valere, con umiltà e con grazia, i propri diritti al benessere, senza per questo mancare di assecondare la propria vera vocazione al fare pulizia, a liberare da ciò che è solo di ostacolo ad una vita veramente vissuta. L´Ordine degli Scopini entra in sciopero: “bisogna essere contenti, come se gli angeli fossero scesi sulla terra, a sedersi sulle panchine dei viali e sui muretti della borgata; è il giorno di Rivelazione; è caduta ogni separazione tra il Regno d´Ognigiorno e il Regno della Coscienza; ciò che resta intatta è l´umiltà; perché chi ebbe una vocazione vera non conosce la violenza; e parla con grazia anche dei propri diritti” op. cit., Pier Paolo Pasolini.

Anche nella città di Leonia “gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell’esistenza di ieri è circondato di un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare” Le città invisibili, Italo Calvino.

Tornando al gesto dello spazzar via, immaginiamo un altro gesto che potrebbe essere efficace, il gesto del lettore di Shelley: scaccia le ombre dalla fronte, scaccia ciò che oscura il pensiero, scaccia i pensieri come cenere, poi come fumo, e poi ancora come una bruma lontana. Appare allora l’aureola. E’ la conquista di uno spirito che a poco a poco prende coscienza della propria chiarezza. Nel regno dell’immaginazione avviene una lotta tra chiarore e penombra.

Spazzar via vuol dire anche selezionare, col proprio giudizio cosciente, cosa va buttato via e non pensarci più: non si tratta di immaginare qualsiasi cosa, occorre selezionare, perché le immagini possano essere tutte vissute. Per Desoille, infatti, non si tratta soltanto di spazzar via, di sbloccare da traumi, di sviscerare complessi, ma di ampliare la coscienza e permettere di dare un nuovo indirizzo, una nuova canalizzazione a quei sentimenti, che pure sono stati causa di frustrazione e di disadattamento. E’ un’energia confusa che va ordinata, secondo percorsi di ascensione per sublimazione. Allo scopo, come vedremo, possono avere un ruolo importante la positività e la creatività delle immagini poetiche di benessere.

Il metodo Desoille, con l’aiuto delle immagini poetiche, guida l’immaginazione in positivo, provoca nuovi sentimenti che aprono un avvenire psichico e modificano il passato infelice. Certo, prima occorre liberare da una costrizione e spazzar via ciò che ostacola l’avvenire psichico del soggetto, ma non senza proporre presto delle alternative future al soggetto appena liberato dal peso di un gravoso passato. Il metodo Desoille prevede infatti che, non appena il soggetto abbia confessato i suoi disagi, vadano proposte rapidamente le sue immagini di ascensione, le sue immagini di un avvenire in espansione, per evitare appunto che il soggetto, che ha sofferto a lungo delle proprie colpe e dei propri errori, ricada nella sua sofferenza e disperazione.

Per esprimere questa presa di contatto con realtà psichiche non conosciute, Jung direbbe: “Si prova in un certo qual modo la sensazione di essere sostituiti, che non implica però quella di essere destituitiIl segreto del fiore d’oro.

Se invece occorre liberarsi di scrupoli, ci serviamo di un gesto consono a preoccupazioni più consce, più precise, e quindi formulabili e formulate: facciamo il gesto dello straccivendolo, una mano che si butta dietro alle spalle, nella bisaccia, quello di cui decide di liberarsi.

Per liberarsi di inibizioni o di preoccupazioni o di scrupoli, ci si aiuta con immagini anonime, elementari, con condotte immaginarie, comportamenti figurati, immagini di libertà, senza che ci sia necessariamente qualcuno ad aiutarci, senza che sia necessario lo psicanalista, in quanto ciascuno si occupa di spazzare l’area che gli sta davanti. Se c’è transfert è nelle immagini-stimolo. Immagini anonime ci fanno guarire da immagini personali. Così il paziente riesce a superare se stesso, quasi senza accorgersene, senza aiuti e grazie a potenzialità a lui sconosciute ed ora risvegliate.

Ma attenzione, il metodo Desoille non chiede di simulare questi gesti immaginari, assumendo un atteggiamento di astrazione, ma di viverli in prima persona, immaginarli direttamente e sinceramente, con tutta l’anima: il sognatore deve esserci nell’attività immaginativa, in modo che le immagini siano le proprie immagini, così da entrare totalmente nel loro movimento.

Devono essere immagini e gesti di liberazione, elementari e ben ordinati, voluti e a cui educarsi, senza alcuna suggestione ipnotica. Si tratta di acquisire, con adeguato allenamento, nuove e buone abitudini, nel fantasticare e quindi nella realtà.

All’inizio del training, può prevalere un atteggiamento passivo, la proposta di immagini semplici che facilitino la concentrazione e il rilassamento dell’anima, ma dopo questi preliminari, una volta liberatisi, per così dire, delle cure terrene, il soggetto può iniziare gli esercizi di ascensione immaginaria.

Desoille suggerisce, allora, al soggetto di immaginare se stesso nell’atto di percorrere un dolce pendio, un percorso molto uniforme, senza buche o baratri, senza vertigini, da percorrere ritmando, piano piano e con continuità. Superare un dislivello è una maniera di elevarsi. E allora un camminare ritmato e una respirazione felice accompagnino la lenta e regolare ascensione.

Ben diverse sono le immagini dell’ascensione quando c’è un pendio da risalire, con la terra friabile, senza più né erbe né cespugli, con le pietre che rotolano sotto i passi del montanaro. Ci troviamo ad andare verso l’alto, a dispetto della forza di gravità che spinge in basso, in basso verso gli abissi. Occorre risalire il pendio lungo il quale tutto scende, facendo leva comunque su un’energia vitale, una volontà sognante.

Ma anche quando il percorso è in salita e regolare, senza minacce di cedimenti, se non hai il piede sensibile e abituato ai dislivelli, non li senti e inciampi. In ogni caso, nell’elevazione è compresa la cautela della discesa.

Con questo salire il destino aereo sostituisce a poco a poco la vita terrena nell’immaginazione del soggetto. Egli assapora il benessere della vita immaginaria aerea. Le pesanti preoccupazioni sono sostituite da uno stato speranzoso, dalla capacità di sublimare la vita quotidiana.

Queste sono alcune delle immagini stimolo da proporre al sognatore sveglio, sono immagini della discesa e della salita che non possono mancare e che vanno selezionate secondo lo stato psichico del soggetto. Sono immagini da offrire in un ordine preciso, al momento giusto, nel luogo adatto, per provocare una salita regolare, che tende al volo:

“In un’atmosfera silenziosa, se possibile in semioscurità, preferibilmente in posizione distesa”, che induca il paziente al rilassamento fisico, muscolare, psichico (secondo le direttive del training autogeno di Schultz, ulteriormente integrate da stimolazioni visive e uditive), evitando, tuttavia, l’“addormentamento totale o l’ipnosi completa”, affinché “il ricordo del rêve rimanga integralmente fedele” Teoria e pratica del sogno da svegli guidato, R. Desoille.

Pian piano, il sognatore abbandona la vita terrena, per assaporare i benefici della vita aerea. Le pesanti preoccupazioni vengono non solo spazzate via, ma sostituite da uno stato d’animo positivo, speranzoso, da una capacità di sublimare la vita quotidiana, nella presa di coscienza di energie e realtà psichiche fino ad allora sconosciute.

Perché il sognatore possa ritrovare la libertà aerea e godere dei benefici dell’essere aereo, non serve che le immagini proposte abbiano valore estetico e formale, devono prima di tutto essere realmente vivibili dal soggetto. Solo a queste condizioni, potrà poi proseguire, da solo, nell’immaginazione aerea. E dopo aver raggiunto questo stato di autonomia, dopo qualche ora di volo, Desoille suggerisce una discesa attenta che, senza traumi, vertigini, drammi, riporti il sognatore a terra.

In questi ritorni a terra, Desoille consiglia di dissipare la paura di cadere che sempre accompagna una discesa; basta prendere qualche precauzione, procedere lentamente e con attenzione.

E’ facile constatare che a sostegno della proposta dell’immaginazione aerea e ascensionale ci sia la forza delle idealizzazioni, il metodo Desoille è infatti un invito ad elevarsi, ad un ampliamento e arricchimento della personalità e del livello di coscienza. Pertanto, per comprendere il metodo Desoille, occorre prendere cosc.-ienza che alla base del metodo c’è una morale.

Sì, l’elevazione psichica è morale, è elevarsi verso la purezza celeste ed è insieme il carattere morale del volo, come la sporcizia morale è il carattere della caduta. Le immagini dinamiche dell’ascensione motivano i valori “elevati”, i concetti di “verità”. Così per Desoille ogni rappresentazione psichica dell’immagine del volo induce una virtù spirituale ed un’elevazione dello spirito, tanto che forse l’archetipo profondo del volo è l’angelo e che ogni elevazione è essenzialmente angelica.

Per comprendere questo fondo morale, si devono superare, più complessivamente, i pregiudizi che portano a considerare l’immaginazione una misera fantasticheria soggettiva. Vogliamo dire che seguire le immagini proposte da Desoille, lasciare sviluppare un’immagine, un frammento di fantasia richiede un riconoscimento di valore e una volontà, un’immaginazione morale, dalla quale nasce la forza che fa andare avanti, in una via non priva di pericoli.

Occorrono una volontà e una morale di immaginazione, perché il soggetto si abitui, nei suoi sogni da sveglio guidati, ad una sublimazione chiara, felice, leggera, alla soluzione di grovigli psichici, avendo a che fare con forze oniriche confuse e nevrotizzanti, e perseverando nelle sue stesse immagini. Occorre quindi orientare la volontà di immaginare e tentare di far coincidere la propria vita con la propria immaginazione e coscienza. Il metodo Desoille ci invita, infatti, a volere immaginare e a vivere ciò che immaginiamo, ci fa prendere coscienza ed esperienza di un processo di sviluppo psichico che si esprime in immagini ed investe la vita, appunto per colmare la frattura tra coscienza e vita, e coltivarle entrambe.

Al di là di facili piaceri, la felicità leggera va quindi conquistata, comprendendo tutti i valori che rendono leggera la felicità. E’ in questo senso che il metodo Desoille moralizza l’immaginazione.

In alcuni soggetti, si può riscontrare un’attitudine personale a sognare le immagini di leggerezza e sublimazione, ma questa attitudine non resta tale se non ci si sforza a superarsi. L’abitudine a sognare bene, come ogni buona abitudine, per ripetersi e mantenersi, ha bisogno di una crescita, e questa crescita dipende dalla sintesi di routine e novità, in ascese sempre più in alto e in discese in profondità senza fine. E’ una sintesi di routine e novità che perché trovi sempre l’energia per ripetere di nuovo, va aiutata dalla forza dell’immaginazione. E qui Desoille sottovaluta la forza di immaginazione di cui sono dotate le immagini primarie e poetiche della leggerezza ascensionale.

A tale proposito, il nostro Risveglio poetico, e le immagini dei poeti di cui si alimenta, costituisce un ricco repertorio di immagini da selezionare e da proporre per tali esercizi.

Lo stesso Desoille ebbe a scrivere, in Teoria e pratica del sogno da svegli guidato: “L’arte, in generale, la poesia in particolare e la lettura dei mistici, ci apportano elementi preziosi per comprendere le immagini che i soggetti – nevrotici e non – presentano nei loro sogni da svegli guidati”.

Desoille non approfondisce questa che rimane un’intuizione. Sembra che l’approccio al repertorio di parole e immagini poetiche, di simboli e archetipi, sia un approccio puramente contenutistico. Inoltre non specifica nella pratica del sogno da svegli come leggere e come dire le immagini affinché gli stimoli al fantasticare siano efficaci, anche se poi riconosce alla parola, a quello che chiama “il secondo sistema di segnalazione”, un ruolo determinante nella sua psicoterapia.

Desoille considera la parola all’origine delle immagini: “Il legame tra le parole e le immagini è molto stretto; le une e le altre sono inseparabili: anzi, l’esperienza dimostra che se un soggetto pensa una parola, tale immagine verbale è spesso accompagnata da altre immagini, quasi sempre visuali e talvolta anche olfattive, auditive e motrici” op. cit.

Al tempo stesso, Desoille pone l’esigenza di superare con le immagini il linguaggio verbale convenzionale: “Il soggetto viene invitato a fare una fantasticheria. Per facilitarla, è opportuno sottrarre il paziente a qualunque sforzo muscolare e a tutte le eccitazioni luminose e sonore. Quindi la posizione orizzontale, in una stanza semibuia e lontana dal rumore, sarà la migliore. Le immagini di questa fantasticheria si sostituiscono spontaneamente al linguaggio convenzionale per esprimere i sentimenti vissuti dal soggetto”. Sembra che basti creare delle condizioni fisiologiche favorevoli all’immaginazione per vivere le immagini, che “costituiscono un “linguaggio intimo”, (…) un modo d’espressione arcaico che richiede uno sforzo minore del linguaggio convenzionale”.

Una volta affermata la spontaneità o il minor sforzo del fantasticare e delle immagini come linguaggio intimo, rimane irrisolta la questione dell’importanza del linguaggio verbale e del suo superamento attraverso le immagini. Ed in particolare, non è chiaro quale possa essere il ruolo della poesia e dei mistici nel fantasticare, e l’apporto terapeutico che possono dare. Sembra che l’“utilità” a cui si riferisce Desoille sia in termini di semplice fonte di contenuti e significati universali e arcaici, da proporre come immagini di partenza per “guadagnare tempo”, dal momento che saranno più rapidamente efficaci, in quanto “facenti parte del patrimonio culturale di tutti gli individui”. In tale ottica, la forma e natura poetica delle immagini sono considerate secondarie e comunque non incidenti sulla qualità del fantasticare.

Il metodo Desoille sembra non aver ben presente il grande apporto che le immagini donate dai poeti possano dare al fantasticare che propone e al riposo attivo: l’immaginazione ascensionale, perché ci dia benessere psichico, deve eleggere e valorizzare la poesia aerea, la poesia sognante, un po’ vaga e sfuggente, gli stati d’animo poetici caratterizzati da una distensione conquistata attraverso un’attenzione vigile, tesa a proteggerci da tutto ciò che potrebbe minacciare il felice stato aereo. Non basta qualsiasi immagine fondata da archetipi, il sognatore deve essere stupìto di ricevere l’immagine, stupìto, affascinato, eccitato dalla nuova energia che riceve.

Le immagini poetiche infatti ci svegliano dal torpore e il nostro risveglio prosegue verso una presa di coscienza sempre più positiva, progredendo nell’assimilazione del non conosciuto, di potenzialità nascoste, fino ad avere l’impressione (e l’illusione) di essere più di quello che si ha coscienza di essere. Il sognatore scopre che l’immaginazione felice non perde nulla della ricchezza e bellezza del mondo, è in sintonia con gli elementi naturali, terra, acqua, fuoco, aria, prende coscienza che la gioia terrestre è ricchezza e pesantezza, mentre la gioia acquatica è mollezza e riposo, scopre che la gioia del fuoco è amore e desiderio, che la gioia aerea è libertà.

I nostri esercizi di immaginazione possono supportare il metodo Desoille nell’allenamento necessario per acquisire l’abitudine diurna a sognare, in solitudine. E’ una sana e buona abitudine che ha bisogno di immagini prime ricorrenti, stabilizzate, ma, nello stesso tempo, perché si mantenga, ha bisogno, ogni volta, di ricominciare a sognare, per cui non basta la routine dell’allenamento, l’attacco dell’esercizio ha bisogno di novità, occorre che la routine goda di immagini e di istanti coscienti e ricchi di novità, da utilizzare e da vivere. Il sognare è infatti discontinuo, e, in quanto tale, vive di riprese, nelle quali occorre fare esperienza di novità essenziali che sono libertà. La novità rinnova e moltiplica la gioia di meravigliarsi.

In proposito, Desoille deve sapere che il rinnovare il salire e scendere richiesto dal suo metodo appartiene alle parole poetiche: “Le parole, le immagino spesso, come delle piccole case, con cantina e solaio. Il senso comune soggiorno e pianterreno, sempre pronto al commercio con l’esterno, allo stesso livello di altri, con un passante che non è mai un sognatore. Salire le scale della casa della parola significa, di gradino in gradino, astrarre. Scendere nella cantina, significa sognare, perdersi nei remoti corridoi di un’intera etimologia, significa creare nelle parole tesori introvabili. Salire e scendere, nelle stesse parole, è la vita del poeta. Solo al poeta è consentito di salire troppo in alto e scendere troppo in basso, poiché egli unisce ciò che è terrestre a ciò che è celeste” Gaston Bachelard.

Le immagini poetiche partecipano a questo sali e scendi. Sono prevalentemente operatori di elevazione, ci alleggeriscono, ci sollevano, ci elevano. Sono essenzialmente aeree. Vanno vissute fino in fondo, solo allora tutte le metafore relative all’ascensione, all’alleggerimento, diverranno esperienze psicologiche positive. Non si legge una poesia pensando ad altro! Non si può vivere l’immagine, la parola poetica nel tempo presente della lettura, se riduciamo l’immagine agli archetipi richiamati o a ricordi di nostre esperienze passate personalmente vissute o a risonanze sentimentali del nostro passato.

Perciò la parola poetica è ben lontana dall’essere legata alla biografia dell’autore, schiava del suo passato, incatenata ai suoi rimorsi o legata ai ricordi e ai sentimenti del lettore. La parola poetica è sempre avvenire, esprime una forma dell’audacia umana. La parola poetica più che un passato ha un avvenire e la poesia è stupore della parola, nella parola, per mezzo della parola poetica. E’ parola nuova, che irrompe nelle consuetudini del linguaggio, mostrandone le immense e sconosciute possibilità, e liberando l’immaginazione del lettore e dell’ascoltatore.

Il linguaggio verbale non è un semplice strumento, come sembra ritenere Desoille. La nostra stessa proposta degli esercizi di immaginazione parte invece dalla consapevolezza del ruolo centrale del linguaggio verbale convenzionale e della necessità di un suo superamento per ampliare le capacità di immaginazione e di conoscenza dell’umanità. Così scopriremo le immagini poetiche di leggerezza, leggendo e fantasticando faremo un viaggio aereo, saremo immersi nella felicità cullata, voleremo portati dall’aria e dalle nuvole, saremo portati dal soffio delle parole poetiche a salire, salire, salire. Sogneremo il cielo azzurro e il cielo stellato. E poi scenderemo accolti dalla terra e cullati dall’acqua. Andremo su e giù respirando col mondo.

Per cogliere il benessere di queste immagini, occorre riscoprire il valore della parola poetica e la forza immaginativa che essa genera, occorre sviluppare capacità di ascolto attivo e di indagine per cogliere il modo d’essere di questa parola interrogante, che guarda, che suona, che chiede continuamente al lettore di essere percepita, osservata, interpretata, decifrata. Per godere delle immagini poetiche di leggerezza e ascensionali, diventiamo sognatori di parole, diventiamo lettori, uditori ed archeologi del linguaggio poetico, amando il piccolo, il dettaglio, alla ricerca delle piccole immagini trovate nell’angolo di una pagina, isolate in una parola o in un verso o in una frase inattesa. Ci sono parole poetiche cosmiche: “È più facile racchiudere l’universo in una parola che in una frase” Per una fisica della scrittura, Marcel Havrenne.

Attraverso questo isolamento dal contesto dell’opera, proprio di una lettura e di un ascolto lenti e attivi, le parole si espandono in immagini, così da poter cogliere quel tempo presente della lettura che può produrre un senso e un suono nuovi, in quanto modificati dal far risuonare le parole e le immagini dentro di noi. Questo indugio sul particolare, questo isolare un verso, o un frammento di verso, una nota dal contesto dell’opera e dal flusso delle parole e delle immagini produce un’eco dentro di noi, ha un proprio valore, ci apre a vivere nuove immagini, un calmo sentimento di felicità.

Col poeta possiamo prendere una dolce nota all’usignolo e farla diventare nostra,

t’ho presa – perdona, usignolo –
una dolce nota, sol una,
ch’io canto tra me, solo solo,
nella sera, al lume di luna.
(…)
Poi fatto silenzio, pian piano,
nella nota mia, che t’ho presa,
risente squillare il lontano
campanello della sua chiesa.

Il poeta solitario, Canti di Castelvecchio, Giovanni Pascoli

E poi ci sono parole e note il cui effetto benefico può essere assicurato: appena pronunciate, appena mormorate, appena cantate, riescono a sedare ogni agitazione. La poesia, i versi quando sanno usare queste parole, quando sanno cantare queste note, diventano meravigliosi calmanti.

Ma non è solo questione di parole o di opere poetiche da selezionare, occorre saperle leggerle e viverle, per alimentare il nostro fantasticare. Da parte nostra, proponiamo una lettura che vada oltre il riconoscimento dei contenuti e che sia un ascolto della parola e un abbandono ai significanti, dimenticando i significati, in un abbandono al suono, alla vocalità, al ritmo. Quando leggiamo, allora, cogliamo, in primo luogo, il corpo della parola, la sua trama fonica, la sua natura essenzialmente plastica e sonora, cogliamo la fisiognomica del viso parlante che accompagna il significante della parola, dandone un ulteriore valore e ragione di espressione. In questo modo, la parola viene ad avere il senso di un gesto vocale, è l’espressione di una riserva di fiato che si realizza nel respiro. Quando leggiamo o diciamo le parole e le immagini poetiche, respiriamo, mimiamo, viviamo con tutto il corpo e con tutta l’anima le parole! Per far questo, concentriamoci su come respiriamo le parole, sul nostro soffio che le esprime ed emette, diventiamo aerei come il nostro soffio, immaginiamo soltanto quelle parole che si formano sul nostro soffio … Potrà affermarsi così una volontà di esprimersi che faccia bene, al tempo stesso, all’anima e agli organi dell’espressione. Così per vivere le immagini di leggerezza e salire, salire, affidiamoci con fiducia al soffio delle parole poetiche, inspiriamo ed espiriamo, saliamo e scendiamo al ritmo delle immagini cosmiche, lasciamoci andare alle immagini dei poeti che hanno la vocazione al volo.

Tornando a Desoille e al superamento del linguaggio convenzionale con le immagini poetiche, riaffermiamo che occorre prima di tutto trarre beneficio dai poeti e dai santi, e poi praticare una lettura, un dire che superi l’ancoraggio ai significati, ai contenuti convenzionali, per darsi ai significanti, al suono, al ritmo, al soffio delle parole. Non possiamo trovare la felicità nell’immaginazione se non abbiamo trovato la felicità nel parlare, se la poesia non ci dà la felicità della voce, dell’aria parlante, prima che dell’orecchio. Nella terapeutica di Desoille è possibile vedere un’applicazione sistematizzata di ciò che Bachelard intuiva nella felicità della lettura, nell’equilibrio del sognatore di parole. Ma per vivere la felicità della lettura occorre conquistare la gioia del parlare, e quindi superare prima di tutto le cattive abitudini scolastiche, bisognerà riprendersi, non la nostra voce, né quella del poeta, ma quella voce universale dell’umanità che i maestri imposti dalla scuola ci hanno soffocato. Una volta liberati da tutti questi pesi, a ritrovare la voce ci aiuteranno i poeti. Con le immagini e le parole poetiche risvegliamo insieme la gioia di parlare e la gioia di respirare bene e leggeri, quando appunto queste sono immagini e parole nuove e un nuovo modo di essere del linguaggio, che solo la poesia può farci vivere.

E allora, altro che parafrasi dei componimenti, disdiciamo la parola convenzionale, lasciamoci prendere dalla musica e dal segreto delle parole dei poeti, abbandoniamoci allo strato fonico che le avvolge, all’involucro sonoro “senza significato”, che viene colto prima con respirazione e immaginazione e poi con l’udito. Abbandoniamoci al suono delle parole poetiche, al loro suono puro e semplice, al significante indipendentemente dal significato. E scopriremo che è il suono delle parole a farci sognare!

Alla base della nostra proposta è la consapevolezza della vera funzione del linguaggio nella comunicazione: “Ciò che nel linguaggio meglio si comprende non è la parola, bensì il tono, l’intensità, la modulazione, il ritmo con cui una serie di parole vengono pronunciate. Insomma la musica che sta dietro le parole, la passione dietro questa musica, la personalità dietro questa passione: quindi tutto quanto non può essere scritto. Per questo lo scrivere ha così poca importanza”. Nietzsche

Negli esercizi di immaginazione, quelle parole, quei versi che sono del poeta, anche al di là dei contenuti, devono diventare nostre, e perciò le parole poetiche vanno rimesse in bocca, pronunciate, respirate, in modo che nell’immaginazione parlata e nella voce si dia l’attualizzazione di tutto l’essere, e di un essere senza soggetto, né autore né lettore, senza passato personale, in quanto appartiene all’umanità: se la sonorità prevale sui contenuti e la voce viene dal profondo, se il soffio della parola partecipa al vento della natura, la respirazione mette gli uomini in relazione con l’inconscio collettivo e con l’universo, per realizzare appunto una respirazione cosmica nel soffio del soggetto che si esprime.

Di qui scaturiscono felici indicazioni per il metodo Desoille, in merito all’esigenza di proporre immagini che coinvolgano il paziente e appartengano al “linguaggio intimo” di cui scrive Politzer: le immagini devono essere nuove e al tempo stesso non estranee al paziente, per “penetrare nell’intimità affettiva del soggetto”. Noi aggiungeremmo che questa condivisione deve essere impersonale e universale. E perché ciò accada, non basta rifarsi a contenuti universali e ad immagini archetipe, di cui si alimenta la poesia; per assicurare un’autentica comunione universale occorre una lettura attiva che metta in stretta relazione il vento, il soffio del poeta e quello del lettore o dicitore. Questa condivisione porta ad un’espansione dell’essere e ad uno scambio d’essere, in una uguaglianza dell’essere che respira e del mondo respirato. Il vento, le brezze, i grandi aliti sono gli esseri del poeta che respira, e la voce e il canto di chi legge sono la comune respirazione del sognatore e del mondo: il vento per il mondo, il soffio per l’uomo portano lontano l’essere intimo e lo rendono partecipe delle forze dell’universo, realizzando un’immensità intima.

Il repertorio delle immagini poetiche ed archetipe dipende dalla qualità delle immagini – ed insieme dalla qualità della lettura e della dizione. Orientiamo la nostra ricerca di immagini poetiche per gli esercizi immaginifici di Desoille sulla poesia aerea, espansiva, sognante, un po’ vaga e sfuggente. Preferiamo gli stati d’animo poetici che manifestano una mistica della distensione, che ci protegga da tutto quanto potrebbe allontanarci dallo stato aereo.

Insinuiamo nelle anime immagini così vive nell’anima del poeta da riportare in vita una sublimazione rimossa, forze poetiche sconosciute di cui si è alla ricerca. Mettiamo insieme queste forze poetiche.

Per attivare queste forze dell’immaginazione poetica occorre mettere a riposo il pensiero descrittivo ed utilitaristico, che cerca i contenuti, i significati, le biografie.

Potremmo seguire Bachelard nella classificazione secondo l’immaginazione degli elementi naturali e secondo l’immaginazione dinamica, partendo dalle parole poetiche e dagli stati del sognare ad occhi aperti che scaturiscono dall’acqua, dalla terra, dall’aria, dal fuoco. Produrremmo e comporremmo immagini poetiche in comune, da interpretare senza bisogno di un atto di volontà, perché non sono immagini né del poeta né del lettore, ma appartengono all’umanità.