Il rotondo, la rosa, il mandala

 

Il rotondo, la rosa, il mandala

Il ventre è rotondo.

“Ogni essere sembra in sé rotondo” Jaspers

“L’anima è rotonda” Platone

“La vita è probabilmente rotonda” Van Gogh

“Gli hanno detto che la vita era bella. No! La vita è rotonda” Joe Bousquet

“Una noce mi rende tutta rotonda” La Fontaine

“L’uccello è quasi tutto sferico” Michelet

L’anima è rotonda e in quanto anima mundi essa gira con la ruota dell’universo, il cui fulcro è il polo.

Jung si costruisce la casa a Bollingen, la “Torre” rotonda, per “dare una qualche rappresentazione in pietra dei miei più interni pensieri e del mio sapere”.

Contempliamo le strutture regolari e seriali della natura: la ragnatele, le stelle stampate sui vetri dalla brina, i paesaggi ben quadrettati, la vacca pezzata, sono questi spettacoli della natura che tendono a comporsi in una forma mandalica e che danno pace.

Ancora, mulinelli, imbuti vorticanti, acque lentamente ruotanti, la limatura di ferro intorno ad un magnete, la sabbia che i turbini del vento raccolgono in una “rosa del deserto”. Sono immagini che fanno riemergere i petali della rosa raggiante dal bocciolo, la ruota i cui raggi in piena corsa appaiono fermi, lo squarcio nelle nuvole dove il sole spende con i suoi raggi che gli fanno corona.

Sono simboli risanatori, centro di un’estatica quiete. Sono immagini con una grande forza di sintesi e capacità di raccoglimento. Lasciamoci andare a queste immagini, raccogliamoci, mettiamoci completamente nella rotondità dell’essere. Il filosofo, il pittore, il poeta ed il favolista ci invitano a far conoscere il naturale raccogliersi dell’essere nel suo centro.

Reinvestiamo a questo scopo la nostra abitudine a fare disegni mentre ascoltiamo: cerchi, spirali, quadrati, frecce o triangoli. Lavoriamo su noi stessi e sull’archetipo della totalità o del Sé, che ricorre in simboli e figurazioni geometriche, contenenti da un lato le forme circolari e sferiche, dall’altro, le figure quadrate. “Dei due motivi, quaternità e cerchio, l’uno sottolinea l’inclusione dell’Io nel più vasto ambito del Sé, l’altro accentua la rotazione, che appare anche come circumambulazione rituale. Psicologicamente la rotazione denota il concentrarsi dell’attenzione e dell’interesse su un centro, concepito come centro di un cerchio e formulato perciò come punto” Struttura e dinamica del Sé, Jung.

Evochiamo le nostre immagini interne di armonie, i nostri simboli di ordine e unità interiore, di raccoglimento come accordo e realizzazione di sintesi. Disegniamo e fissiamo il nostro cerchio protettivo che evita la dispersione e tiene lontane le preoccupazioni provocate dall’esterno. Scopriamo, disegniamo i nostri mandala, sapendo che “Il simbolo mandala è un fatto psichico autonomo, che si distingue per una fenomenologia che si ripete ed è sempre identica in ogni luogo. E’ una specie di nucleo atomico, di cui però non conosciamo ancora l’intima struttura e l’ultimo significato” Jung, 1950.

Disegniamo queste immagini a mano libera, su carta, utilizzando i diversi materiali per colorare, aiutandoci con figure geometriche scelte o con fiori. Oppure, proponiamo mandala già disegnati e selezionati, da contemplare e colorare. Coloriamo il nostro centro esistenziale, il Sé, al quale tutto sia correlato, dal quale tutto sia ordinato e che sia al tempo stesso fonte di energia. Cerchiamo, nel processo del nostro sviluppo psichico, la convergenza della dimensione cosmica – umana e divina – del nostro essere.

Osserviamo le scelte fatte di forme, figure, colori, le modalità di disegnare e colorare. Osserviamo se rimaniamo affascinati dal mandala e se vi riconosciamo la spontanea armonia o disarmonia della nostra psiche: la mappa che il Sè si è tracciata attraverso la nostra anima, affinché essa trovi in sé il centro. “l’esperienza insegna che il “circolo chiuso”, il mandala è l’antitodo tradizionale a uno stato mentale caotico” Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Jung.

Occorre essere in un posto dove sia possibile rimanere tranquilli. Si può rimanere in silenzio o se si desidera si può ascoltare la musica, per esempio, cogliendo gli effetti benefici che si hanno componendo mandala mozartiani.

Jung, nel commentare Il segreto del fiore d’oro, riconosce nel fiore d’oro un simbolo mandalico che spesso ha incontrato nei suoi pazienti. “La pianta è spesso un’immagine dai colori rutilanti ed infuocati che emerge da uno sfondo oscuro e reca in cima un fiore di luce (…) in tale disegno è espressa l’origine del fiore d’oro (…) Conosco una serie di mandala europei nei quali si vede qualcosa di simile a un germoglio vegetale, avvolto da membrane e fluttuante nell’acqua; dal fondo penetra in esso un fuoco che ne provoca la crescita e insieme dà origine a un grande fiore d’oro che sboccia dalla vescica germinale”.

Sono immagini che nascono spontanee da un completo abbandono ed esercitano un’azione: chi alla fine riuscirà a conoscersi, a conoscere il Sè, potrà essere considerato davvero un eroe, perché, come diceva Lao-Tzu, vincere gli altri è meritevole, ma vincere sé stessi è eroico. “Nel mito l’eroe è quello che vince il drago e non chi ne viene invece divorato (…) un uomo del genere ha conquistato il suo stesso Sé (…) e ha raggiunto ciò che l’alchimista chiamava Unio Mentalis. Questo fatto di solito è raffigurato da un mandala” Mysterium Coniunctionis – vol XIV, Jung.

Insieme alle figure mandaliche, per lo più bidimensionali, proponiamo mandala della rotondità accogliente (il vaso rotondo) e mandala della rotondità vivente piena, della concentrazione vivente, dell’eccesso della concentrazione: sono figure che ci aiutano a raccoglierci su noi stessi, ci fanno godere del potere dell’essere rotondo. L’essere rotondo, come nella musica, propaga la sua rotondità, propaga la calma di ogni rotondità. Nel rotondo siamo protetti da ogni parte, e in ciò che è arrotondato tutto sembra riposare.

Tra i mandala della rotondità accogliente, affascina l’immagine del nido dello scricciolo: è una palla molto rotonda, è il massimo della concentrazione, della protezione e del mistero. Nel nido, è praticato un piccolo buco collocato al di sotto, perché l’acqua non possa penetrare e per nascondersi dagli attacchi provenienti dall’alto. Non è facile trovare da dove entra la femmina.

Ecco certo un’immagine che, insieme alla capanna-nido di Van Gogh, suggerisce storie.

Quel rotondo grigio di uccello
Riposa nell’istante da cui nasce
Grande come un cielo sulla foresta sfiorita
Tutto docilmente si allinea in quel grido
Tutto il paesaggio vi sembra riposare.

Poesie, R.M. Rilke

Il rotondo è portatore di un grande riposo: grida, si espande e riposa.

La rotondità piena, la palla vivente ci fanno godere un grande riposo cosmico: il grido rotondo dell’essere rotondo arrotonda a cupola il cielo, e nel paesaggio arrotondato tutto sembra riposare. Ripetiamo: l’essere rotondo propaga la calma di ogni rotondità.

Viene lenta la sera. Lentamente
tace, si gonfia. Fiducioso al sonno
si chiude, e in sé, come una palla d’oro.

Quasi un racconto, Palla d’oro, Umberto Saba

Per alcuni sarà facile addormentarsi con la musicalità di questi versi, con questo lento e silenzioso gonfiarsi della sera. Seguiamo questo andamento lento e fiducioso, verso il raccoglimento e il silenzio. Abbandoniamoci a sognare, in tranquillità, l’interno di una palla piena. Le immagini della rotondità piena, della palla-ventre, animate da forze avvolgenti; sono immagini che tracciano cerchi primitivi, formano sfere nelle quali si gode della grande sicurezza del ventre materno, seguono la forza del desiderio di ritrovare il riposo originario, il riposo del ritorno alla madre. Sono immagini che ci aiutano a raccoglierci su noi stessi e ad affermare il nostro essere a partire dal dentro.

C’è anche un rotondo senza profondità, che realizza semplicemente il gesto di arrotondare. Ci sono persone amanti delle superfici, per le quali la sfera non ha centro, non ha dentro, per le quali la rotondità appunto si presta solamente al gesto di arrotondare, con la cavità del palmo delle mani. E’ il gesto della donna presa dalle cure domestiche. E’ il gesto dell’artigiano che modella a forza di carezze qualche forma geometrica grossolana, spinto dal bisogno di sentire, accarezzare, di penetrare dolcemente: più leggero, continuo, ritmato, dolce e avvolgente è il gesto, più bella, splendente e calda sarà la superficie.

Per noi sognatori di parole, quale calma troviamo nella stessa parola rotondo! Come è rotonda la parola rotondo, e come arrotondano le labbra quando la bocca dice “rotondo”. Come arrotonda tranquillamente con la bocca e con le labbra l’essere (e il respiro)!

Ma attenzione ciò che è rotondo tende ad essere un occhio cosmico: vediamo grande e vediamo bello, guardiamo ammirando. Immaginiamo il cielo come un grande occhio blu che guarda amorosamente la terra. Pensiamo al lago, cerchio magico ed occhio di tutta la terra. Potremmo scoprire una straordinaria rassomiglianza tra lo sguardo dei laghi e quello delle pupille umane. Pensiamo all’occhio di vulcano. Potremmo sentirci fissati dagli occhi delle stelle …